Ithink tanks sono serbatoi di pensiero.
Le fondazioni e i serbatoi di pensiero hanno avuto, e ancor oggi possiedono, il compito di
influenzare politici, università e di plasmare le menti del popolo,
particolarmente quelle dei giovani, così pesantemente vittime di questa cultura
giustificazionista dell’egoismo collettivo e dei falsi miti del profitto
e della visibilità mass-mediatica.
I giovani dalle menti più brillanti in economia e
matematica vengono scelti e lautamente finanziati da think tanks e fondazioni per
scrivere libri che appoggino la religione liberista, per diventare dirigenti di
comunità, professori, o per essere introdotti nelle lobby. Quindi le elite
economiche hanno dapprima inserito in tutte le università del mondo professori
che potessero sostenere la causa dei businessmen; hanno comprato lo spazio
sulle riviste economiche per promulgare le loro idee; e lo stesso hanno fatto
con i giornali e i programmi televisivi. L’Esistenza Commerciale Collettiva
doveva dilagare senza alcuna opposizione, nelle menti di tutti, dobbiamo essere
tutti uguali, il diverso non è accettato.
Le fondazioni sono centri culturali e di raccolta di fondi.
Le prime istituzioni Think Tanks sono la Heritage
Foundation , il
Manhattan Institute, il Cato Institute, o Accuracy in Academe. La loro
strategia era semplice: raccogliere denaro da donatori facoltosi delle destre
economiche, scegliere nelle università i cervelli più brillanti, indottrinarli
di sapere a senso unico, di attestati prestigiosi, e immetterli nel sistema di
comando della società in modo capillare. Per capire quando sia potente una
Think Tank cito un esempio piuttosto recente. Quando gli Usa iniziavano a
prendere in considerazione un attacco all’Iraq per attuare la loro politica
imperialista, la popolazione americana non era favorevole. Un sondaggio CBS-New
York Times condotto nel 2002 riscontrò che due terzi degli americani non erano
favorevoli alla guerra. Affinché questa campagna militare avvenisse col favore
del popolo una Think Tank neoconservatrice (l’American enterprise institute
fondata nel 1943), attraverso il giornale “Weekly standard” creò il consenso
alla missione. Questo è potuto succedere perché nessuno sapeva, chi intuiva era
un caso isolato e chi non parlava ha voluto farci questo. Un inganno che in tre
decadi rovesciò 200 anni di lotte popolari.
Nella
scalata verso il pieno potere ci si rese conto che i cittadini si sarebbero
potuti ribellare, come già in precedenza, e imporre ai governi di spendere a
deficit (possibile dal 1971 con l’ abolizione del Gold Standard) per garantire
una piena occupazione. Così, i maggiori Think Tanks del mondo, a partire dagli
anni ’70, sulla spinta propulsiva di un nuovo liberismo, hanno iniziato a
diffondere il terrore di un qualcosa di assolutamente innocuo, ma che anzi
rappresenta un indicatore economico positivo tanto più è numericamente grande:
il debito pubblico. Si diffuse un sapere errato che rispecchiava la chiara
ignoranza sui principi fondamentali del funzionamento della politica monetaria
di uno stato moderno da parte di chi predicava che se lo stato spendeva, tutti
ci rimettevano perché l’inflazione sarebbe salita alle stelle. Seconda
convinzione sbagliata che veniva fornita, era l’equazione stato = popolo,
pertanto se lo stato è in deficit, lo è anche la popolazione.
Il
piano per creare la paura del debito pubblico ha trovato la sua formulazione
teorica attraverso Milton Friedman e la sua teoria del neoliberismo di cui tra
breve tratteremo. Grazie a questa teoria a partire dagli anni settanta i media
di tutto il mondo hanno iniziato a propagandare che il deficit è male, che lo
stato è come una famiglia e tutta questa lunga serie di assurdità già
confutate.
Un
altro ruolo fondamentale è stato rivestito da Karl Brunner, svizzero, che ha esportato
il neoliberismo anche in Europa quando Keynes aveva ancora influenza. Brunner
apparteneva alla Mont Pèlerin Society e aveva organizzato
l’importantissima conferenza di Konstanz
sulla teoria monetaria (1970). Qui Brunner aveva convinto i politici che Keynes
era ormai sorpassato e che fondamentalmente si sbagliava. Invitò invece i
leader europei a “migliorare” l’insegnamento dell’economia nelle università
soprattutto tedesche e svizzere. L’ideologo denunciava infatti un “gap nella
qualità della ricerca e dell’insegnamento in Europa rispetto agli Stati Uniti”.
Questo gap cos’era se non l’assenza del neoliberismo in Europa?
I media oggi parlano tanto spesso del debito, che abbiamo
finito per credere che esista veramente un deficit inteso come debito che i
cittadini devono ripagare. Ma vi ricordo che i giornalisti dei nostri mezzi di
informazione non sono economisti, e quindi per fare i loro articoli
intervistano importanti economisti. Ma come vi ho detto questi sono quasi tutti
di scuola neoliberista grazie alle Think Tanks che li hanno plagiati. Questo
per dire che non tutti i giornalisti tacciono queste cose, ma sicuramente una
buona parte di essi, soprattutto di quelli importanti che rischierebbero
altrimenti di perdere la carriera se non di peggio. Di economisti contro il
sistema che hanno denunciato la falsa pericolosità del debito ce ne sono stati,
ma appartengono a scuole minori (la stragrande maggioranza delle università di
economia è di matrice neoliberista) meno finanziate perché non allineate alle
elite economiche neoliberiste, i quali risultano di conseguenza minori in
numero e in importanza. Se i giornalisti, volenti o nolenti, non informano i
loro cittadini sulle questioni fondamentali, come possono questi ultimi
esprimersi? E come possono i cittadini governarsi se nemmeno conoscono i
principali codici di funzionamento della moderna economia? Vi ricordo che
l’economia centra in ogni ambito. Anche in quello sentimentale. Se il sistema
in cui ti trovi non ti assicura un lavoro stabile, una casa, e ospedali
funzionanti, tu devi lottare continuamente per sopravvivere. E questa lotta
taglia il tempo necessario per costruire relazioni umane importatati. Un mondo
simile fa litigare con i propri cari quasi inconsciamente per sfogare la rabbia
della propria condizione. Impedisce ai giovani di progettarsi in un futuro.
Oppure se il sistema economico funziona è tutto il contrario. Il deficit non è
un debito da pagare, è un semplice dato. Siamo stati educati fin da piccoli che
c’è un grosso debito da pagare. Ma come
in ogni regime dittatoriale, si insegnano certe cose sin da quando si è bambini
e alla fine si finisce per crederci. E’ una gravissima lacuna che non si
insegni alla popolazione il codice fondamentale che regola la nostra sciagurata
economia. Sapere è potere, e le elite lo
sanno bene.
Ecco le principali Think Tanks e fondazioni: American Enterprise Institute,
Cato Inst., Heritage Foundation, Olin Found., Volker Found., Atlas Found.,
Coors Found., Rochefeller Found., Acton Institute, Washington Policy Center,
Manhattan Institute for Policy Research; in
Gran Bretagna, Adam
Smith Institute, Institute of Economic Affairs, Stockholm Network, Bruges
Group, International Policy Network; in
Francia, Association
pour la Liberté Economique , Eurolibnetwork, Institut de
Formation Politique; in Italia, CUOA, Adam Smith Society,
Istituto Bruno Leoni, Acton Italia, Arel, CMSS, Nomisma, Prometeia; in Germania: Institut fuer Wirtschaftsforschung Halle, Institut fuer
Weltwirtschaft, Institut der Deutschen Wirtschaft Köln. E praticamente in tutto il mondo la Mont Pelerin Society.
Questi Think Tank e fondazioni
hanno creato il pensiero unico in economia.