La moneta moderna inizia con l’era del cartalismo.
Georg Friedrich Knapp fu l’economista che diede inizio all’era cartalista.
Knapp comprese che il debito di uno stato non è mai un problema se questo è
denominato nella valuta legale. Infatti lo stato mantenendo il monopolio della
gestione di politica monetaria se necessita di finanziare può battere moneta e
comprare tutto il necessario. Se anzi chi gestisce la cosa pubblica capisse
questo, le nazioni non si sarebbero mai
nemmeno indebitate perché in caso di necessità avrebbero potuto creare la
propria valuta e comprarsi ciò che volevano. Il problema può nascere se il
debito di uno stato è denominato in una valuta straniera che non può emettere o
comunque da beni fisici reali come ad esempio in oro. La Germania uscita dalla
Prima Guerra mondiale ad esempio aveva un debito di 142 miliardi di marchi-oro,
ecco perché questo rappresentava un debito reale. Knapp aveva compreso che uno
stato può denominare come propria moneta qualsiasi cosa: conchiglie, acqua,
sedie, carta colorata..
Se si decide di denominare moneta qualcosa legato ad un bene
reale lo stato avrà limiti di spesa perché potrà spendere fino a che non avrà
esaurito le scorte di ciò che chiama moneta. Viceversa
Se decide di denominare moneta qualcosa che nella realtà non
esiste e che si inventa lo stato (lire, yen, dollari..), non potrà mai esaurire la
sua moneta, esattamente come un tabellone segna puntisportivo non potrà mai esaurire i
numeri che compaiono su di esso. La moneta moderna si basa proprio su questo
principio. La moneta è un bene finanziario. In economia si distinguono due tipi
di beni: beni reali e beni finanziari. I beni reali sono prodotti dotati di
materialità o servizi; i beni finanziari non trovano riscontro nella realtà
come le assicurazioni. La moneta fa parte dei beni finanziari. Uno stato può
creare molta moneta, ma se a questa non corrisponde poi un proporzionale
aumento dei beni reali, una nazione si è arricchita soltanto finanziariamente,
ma dal punto di vista reale non avendo prodotto alcun nuovo bene, ha sempre lo
stesso valore di prima.
Questa rapida prospettiva sulla moneta ci deve aiutare a
comprendere che uno stato non la può esaurire mai. E cosa serve che non la
esaurisca? Creando nuova moneta lo stato può spenderla per nuove attività
produttive, fino a che ogni uomo abile al lavoro non svolga una effettiva
professione. Questo determina la piena produzione nazionale. La piena
produzione è una condizione economica in cui tutte le forze lavorative
disponibili sono effettivamente impiegate. Se lo stato provvede ad impiegarle
con giudizio può far sì che vengano prodotti tutti i beni che la domanda
richiede. Se lo stato non potesse emettere moneta non potrebbe fare lavorare
tutta la popolazione. Se non tutta la popolazione lavora significa che una parte
di essa è improduttiva e quindi vive a spese del lavoro altrui impoverendo
tutti. La disoccupazione è prima di tutto un crimine sociale, secondariamente
un freno allo sviluppo economico di una nazione.
Ultima nota: se non vogliamo inflazione, ma vogliamo che
aumenti il PIL, alla crescita di quantità di prodotti in circolo, deve
corrispondere una crescita di quantità di moneta; questo favorisce stabilità
dei prezzi e crescita. Se lo stato non potesse creare nuova moneta quindi non
potrebbe aumentare il suo PIL, e questo sarebbe un problema soprattutto per
nazioni sottosviluppate e poverissime.
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